NIDO, SCUOLA ED EMOZIONI

 

Diapositiva1Diapositiva2Affrontare il primo giorno di scuola oppure rientrare a scuola dopo le vacanze inizialmente può essere difficile (regole, didattica, distacco dal genitori …) sia per il genitore che per il bambino.

È importante che il genitore sappia riconoscere e gestire le proprie emozioni per aiutare i bambini a riconoscere e gestire le loro.

NIDO

Cosa prova il/la bambino/a?

In questa fase il bambino scopre attraverso l’esperienza:

  • Non sa cosa accadrà.
  • Non sa che se la mamma lo lascia alle cure dell’educatrice del nido e che tornerà a prenderlo.
  • I primi giorni piangerà e può essere che durante il giorno sia più nervoso e che faccia fatica a dormire.

Presto però l’esperienza lo/a renderà più sicuro/ acquisterà nuove abitudini e routine ritrovando la sicurezza che per un attimo aveva perso.

Cosa prova il genitore?

Anche la mamma e il papà la prima volta che affidano il proprio bambino si trovano in difficoltà:

  • Difficoltà a separasi per troppe ore dal proprio bambino;
  • Senso di colpa perché si affida il proprio bambino ad un estraneo (asilo nido );
  • Preoccupazione perché non si sa cosa accada in propria assenza;
  • Speranza che per il bambino possa essere un ‘esperienza positiva, in cui troverà dei nuovi amichetti con cui giocare e fare attività che lo faranno crescere.

ATTENZIONE!!!! il bambino vive di esperienze e percepisce le nostre ansie e le nostre preoccupazioni, mostriamoci sereni e contenti per questa nuova esperienza, anche se dentro di noi non è proprio così, è il primo passo per rassicurare il proprio bambino.

Quindi?

. Raccontate con entusiasmo al vostro bambino del nido che frequenterà.

Concordate con l’educatrice l’inserimento e abbiate fiducia in ciò che vi dice.

  • Quando lo salutate, fatelo in modo deciso, ma rassicurante. Non andate via di nascosto (vi piacerebbe improvvisamente non vere più la persona a cui tenete?), ma ditegli che andate a fare la spesa e tornate, che andate a fare una commissione , ..un bel bacio e andate via), se aspettate troppo tempo comincerà a piangere e per entrambi sarà più difficile il distacco.
  • Evitate di nascondervi per curiosare cosa stia facendo il bambino, se foste scoperti/e piangerebbe perché vorrebbe stare con la propria mamma.
  • Comprendete la sua emozione (tristezza, paura, …) e quando tornate a prenderlo abbracciatelo e se è già nell’età che parla chiedete con entusiasmo cosa ha fatto e come si è sentito.
  • Trasmettetegli sicurezza e non fate paragoni con gli altri: l’inserimento costa impegno (sia per il genitore che per il bambino), ogni persona è differente e vive la stessa esperienza in modo diverso.

 

SCUOLA DELL’INFANZIA

Cosa prova il/la bambino/a?

Il bambino in questa fase è pronto a relazionarsi e confrontarsi con i coetanei.

Il distacco dai genitori è già stata affrontato (nido, nonni, zii, …), ma ci sono delle novità e si può provare disagio: ambiente nuovo, maestre nuove, e bambini mai visti prima.

Il bambino affronterà dei cambiamenti e acquisirà nuove abitudini. Inizialmente potrebbe provare un po’ di ansia, i segnali possono essere  inquietudine, agitazione, insonnia, inappetenza, enuresi. Non c’è da allarmarsi, è solo una fase, rassicuriamo il bambino con la vicinanza e la condivisione.

Cosa prova il genitore?

Anche se la fase del distacco è già stata affrontata (nido, nonni, zii, …), il genitore come per il periodo del nido può provare un po’ di ansia.

Quindi?

I consigli sono gli stessi del periodo del nido.

È importante il rispetto dei tempi e delle peculiarità di ogni bambino che deve inoltre essere rassicurato sulla capacità della scuola e dell’insegnante di prendersi cura di lui e dei suoi bisogni (mangiare, bere, evacuare, riposarsi, etc).

SCUOLA PRIMARIA

Cosa prova il/la bambino/a durante il passaggio alla scuola primaria?

Spesso il primo giorno di scuola è per il bambino emozionante (nel senso positivo del termine) e affascinante. Nuovi amici, nuove insegnanti di riferimento,  materie da imparare, quaderni, libri, diario e zaino.

Sono più autonomi e responsabili, curiosi di esplorare e apprendere.

A queste novità si aggiungono regole più strutturate, valutazione del profitto e del comportamento e quindi una messa alla prova della propria autostima.  Tutto ciò potrebbe provocare un senso di disagio. Mentre l’adulto è in grado di verbalizzare le proprie emozioni e comprendere  da cosa siano causate, i bambini no: per manifestare questo disagio possono diventare irrequieti, dormire meno, volere la presenza dell’adulto di riferimento …

Cosa prova il/la bambino/a che rientra a scuola dopo le vacanze?

Il rientro a scuola può provocare nel bambino tante emozioni diverse (felicità, paura, tristezza,  stress). Ci sono bambini contenti di tornare a scuola, ritrovare i propri compagni, la maestra, tornare a fare le attività che avevano lasciato, raccontare le proprie vacanze, imparare e fare nuove esperienze. Altri, invece, temono che non ci sia più lo stesso legame con i compagni, che dovranno studiar materie più difficili, paura di mettersi alla prova e di non farcela.

Alcuni bambini possono avere difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione e manifestare fenomeni regressivi e manifestazioni di ansia (risvegli notturni, enuresi, tic, etc.).  Questi tendono a risolversi spontaneamente quando il bambino acquisisce sicurezza nella nuova situazione.

 

Cosa prova il genitore?

Anche per i genitori le vacanze rappresentano un distacco dalla routine quotidiana: orari, alimentazione, vita sociale, regole sono più elastici e tornare ad una vita con ritmi, orari, regole più definiti e vincolanti può essere difficile.

Il genitore deve inoltre aiutare il proprio figlio a “rientrare” nella routine e a prepararlo all’anno scolastico che si avvicina.

Quindi?

  • Tornare gradualmente (prima dell’inizio della scuola) agli orari, ai ritmi e alle regole quotidiane.
  • Fare un ripasso dei compiti delle vacanze.
  • Collaborare in casa, ognuno secondo le proprie capacità. Tutti in casa vivranno ritmi più impegnativi (scuola, lavoro, attività sportiva, commissioni, lavori domestici, …), la buona collaborazione familiare riduce lo stress di tutti favorendone la serenità.
  • Parlare delle esperienze emotive (ti sei divertito? Come ti sei sentito? …) e non solo di ciò che si è fatto e come lo si è fatto.
  • Non sovraccaricarsi di troppe attività cercando di praticare ciò che ci fa star bene.
  • Aiutare i propri figli a vivere la scuola con passione e interesse.

Pinerolo 29/07/2016

Dott.ssa Laura Giarrusso

LABORATORIO DI EDUCAZIONE EMOTIVA PER RAGAZZI/E 11-14 ANNI: DA MARTEDI’ 21 APRILE ORE 18.15-19.15

Durante l’adolescenza le emozioni risuonano più forti e gioia, rabbia, tristezza, gelosia, paura, solitudine… si alternano tra loro rapidamente. Sono così veloci che a volte non si riesce dare un nome e confrontarsi con altri (genitori, gruppo di pari, …) può aiutare a riconoscerle e quindi gestirle.

Confrontarsi e rispecchiarsi  con un gruppo di pari, con il supporto di un professionista, può aiutare a riconoscere e comprendere le proprie emozioni imparando a gestirne gli effetti e le conseguenze. Per  questo motivo può essere utile l’atelier delle emozioni destinato a ragazzi/e tra gli 11 e i 14 anni che stanno entrando nel periodo dell’adolescenza.

LAB_ADOLESCENTI

OBIETTIVI

  • Identificare in modo corretto le emozioni
  • Distinguere le emozioni utili da quelle dannose
  • Imparare a gestire le emozioni
  • Migliorare le relazioni in famiglia, a scuola e tra pari

 

INFO E ISCRIZIONI ENTRO IL 21/4/16

Dott.ssa Laura Giarrusso

Pedagogista-Consulente educativo e familiare

Tutor psicoeducativo a sostegno di bambini e ragazzi con adhd

Via Toscanini 42 Pinerolo (To)

333.4913465  giarrussolaura@libero.it

(professione disciplinata ai sensi della legge 4/2013)

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Chiuso in stanza a scuola, bimbo autistico isolato in classe

L’alunno di 11 anni frequenta un istituto di Valmontone, in provincia di Roma. La denuncia della madre: “Temono possa disturbare, potrebbe saltare anche la gita in Vaticano”

Da due anni trascorre l’intera giornata scolastica in una stanzetta, da solo con l’insegnante di sostegno e l’educatore, perché in classe “disturberebbe troppo”. E’ la triste storia di Christian, un bimbo di 11 anni affetto da autismo, raccontata dal “Redattore sociale” che denuncia una condizione di esclusione ed isolamento addirittura all’interno della comunità scolastica. Il bimbo ora rischia persino di saltare la visita con al scuola in Vaticano “perché -dice la mamma- temono possa disturbare”.

Christian frequenta un istituto a Valmontone, in provincia di Roma, e secondo il racconto della madre trascorre le ore di lezione in quella che tutti a scuola chiamano la “stanza del silenzio degli innocenti”, separato dai compagni di classe e dall’insegnante. “Lo tengono lontano dai suoi compagni per tutto il giorno, riportandolo in classe solo a ricreazione – racconta la mamma – Finché andava a scuola a Ostia, prima all’asilo poi alle elementari, era ben integrato: passava tutto il tempo in classe, con l’insegnante e l’educatrice. Da quando ci siamo trasferiti a Valmontone, due anni fa, la scuola è diventata una tragedia”.

La madre del bimbo più volte è stata richiamata a scuola, prima dall’insegnante di sostegno e poi dalla preside. “Mi hanno detto che era pericoloso – ricorda – che non riuscivano a gestirlo”. Dai richiami si è così passati alla soluzione proposta dalla psicologa della Asl: una stanzetta “dedicata” solo a Christian. Un posto talmente brutto tanto da essere ribattezzato come la “stanza del silenzio degli innocenti”. “Dicono che disturberebbe e che è pericoloso, ma non è così – ribadisce la mamma – Il pomeriggio, una volta a settimana, va ad atletica, accompagnato dall’assistente domiciliare, e nessuno si è mai lamentato”. Per il bimbo sono off-limits anche le gite scolastiche: perderà anche la prossima, in Vaticano, “perché sostengono farebbe troppa confusione”, dice rammaricata la mamma. “E poi – conclude la donna – la psicologa vuole che Christian resti alle elementari altri due anni. In questo modo, passerebbe alle medie a 13 anni. A me non sembra giusto, non credo che gli farebbe bene restare così indietro”.

Sulla vicenda è intervenuta anche Michela Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia. “Accogliere e integrare gli alunni in difficoltà nel miglior modo possibile – ricorda – non è un ‘favore’, ma un preciso dovere della scuola”.

A chiedere un intervento dell’ufficio scolastico regionale è Edoardo Patriarca, deputato del Pd e componente della commissione Affari sociali. “Mi auguro che l’ufficio scolastico regionale faccia un approfondimento e trovi soluzioni- dice Patriarca- La Buona Scuola serve anche per risolvere questi casi, frutto di un progressivo disinvestimento nell’istruzione iniziato venti anni fa”.

[icon type=”glyphicon glyphicon-globe” fontsize=”16″] Fonte: [icon type=”fa fa-external-link”] Repubblica