DISTURBO DELL’ATTENZIONE/IPERATTIVITA’

images (9)Sono alcuni di quei bambini che troviamo alle feste dei nostri figli, nei bus o sul treno, nelle scuole o per la strada e che si mostrano continuamente agitati, in continuo movimento, che non riescono a stare mai fermi, che si dimenano continuamente e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere “buoni”. 

Quando, poi, iniziano a frequentare la scuola sono quei bambini che le insegnanti non vorrebbero mai tenere: si alzano continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco, classe e talvolta … scuola. Il loro profitto scolastico proprio per la ridotta capacità di concentrazione è spesso scarso o comunque sufficiente e difficile è il loro rapporto con i coetanei, ma anche con gli adulti per la grande impulsività. La loro difficoltà viene percepita dai genitori e dagli insegnanti ma spesso, nel nostro paese, la diagnosi viene completamente misconosciuta.
In realtà questi bambini non hanno nessuna colpa, né tanto meno i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere bene il proprio ruolo di educatori. Se il bambino risponde ad una serie di criteri clinici ben definiti dal mondo scientifico la loro è una vera patologia organica e come tale meritevole di una precisa terapia. Solo con l’ausilio di una giusta terapia i bambini cambieranno radicalmente il loro modo di vivere e tutti, genitori, insegnati, compagni ma soprattutto il bambino, potranno finalmente cogliere la bellezza di una vita “normale”.(fonte: www.aifaonlus.it)

 

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD), è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.

L’adhd non è un deficit delle abilità, ma di AUTOREGOLAZIONE.

Paragonando il disturbo adhd ad una orchestra, chi non funziona è il maestro, il quale deve organizzare l’orchestra.

La adhd è un disturbo neurobiologico caratterizzato da:

  • Inattenzione: Scarsa cura per dettagli, labilità attentiva, difficoltà ad organizzarsi, evitare di attività che richiedono sforzo cognitivo .

La difficoltà di attenzione è:

  • Mantenuta (fanno difficoltà a soffermarsi ad elaborare l’informazione)
  • Selettiva (manca la continuità)
  • Distraibilità (perché sono ipersensibili a tutte le stimolazioni)
  • Iperattività: caratterizzata da irrequietezza, difficoltà a giocare tranquillamente, sempre in movimento, parlano eccessivamente.

Essa è:

  • Afinalistica: non ha una finalità, non si muovono per raggiungere un obiettivo, ma si muovono per muoversi.
  • Disorganizzata: hanno bisogno di essere canalizzati.
  • Necessaria: hanno bisogno di muoversi (è utile dare loro dei compiti perché possano muoversi, per esempio andare a pulire la lavagna).

 

  • Impulsività: I bambini con adhd sono impulsivi, non riescono ad aspettare, tendono a dare la risposta prima che la domanda sia completata, non riescono ad ascoltare un discorso troppo lungo, non riescono a stare in coda, interrompe le attività altrui…

L’impulsività può essere:

  • Motoria
  • Cognitiva
  • Emotiva
  • Delay avversion

il rimprovero non serve, sanno di cosa si tratta ma non riescono a controllarsi. Se vogliamo premiarli e fargli capire il perché dobbiamo farlo subito. Lo stesso per la punizione, a distanza di tempo non ricordano il motivo.

Differenza tra un bambino vivace e  un bambino con adhd

Pervasivita’: per un bambino con adhd l’attesa, aspettare il turno è molto difficile.

Intensita’: si presenta con più forza rispetto all’età.

Compromissione funzionale.

Possiamo parlare di disturbo quando le caratteristiche di iperattività disattenzione e impulsività assumono livelli tali da compromettere la capacità di adattamento nelle maggiori aree di vita:

  • relazionale (famiglia, amici)
  • scolastico (basse prestazioni in compiti per loro accessibili: es. oggi riesco a svolgere l’operazione, domani no: l’insegnante può pensare che il bambino sia pigro, invece è un problema neurologico perché ha un disturbo dell’attenzione)
  • personale (autostima, costruzione del sè).

Disturbi associati all’ADHD:

La letteratura scientifica indica come spesso l’ADHD si associ ad altri disturbi neuropsichiatrici tra cui i più comuni sono:

  • Disturbo oppositivo provocatorio (64%) (per es. rispetto alle autorità) e disturbo della condotta (25%)
  • Disturbo d’ansia (55%)e disturbo dell’umore (37%)
  • Disturbo dell’apprendimento (42%): in realtà l’iperattività può portare ad un ritardo dell’apprendimento e non al disturbo.

I sintomi di iperattività e impulsività,  più evidenti durante la scuola primaria, crescendo si riducono, ma sarà più presente il disturbo dell’attenzione.

Alla domanda “Perché trattare se i sintomi regrediscono?”, la risposta è che se non si interviene, con il passare del tempo possono integrarsi altri tipo di disturbi legati alla sfera sociale, all’autostima, alle emozioni…

Spesso (25-40%) adhd e dsa risultano essere associati:

L’adhd è presente nei bambini in età scolale con una percentuale tra il 3 e il 17% e ha un’importante ripercussione sugli apprendimenti scolastici.

La dsa favorisce la comparsa di sintomi adhd quando rappresentati da caratteristiche psico-comportamentali che emergono in seguito alle difficoltà scolastiche e alla demotivazione per lo studio.

Comorbilità ADHD-DSA:

Adhd+dislessia (15-25%)

Adhd+disortografia (65%)

Adhd+discalculia (6-18%)

L’adhd è un disturbo di consapevolezza, è importante che essa venga sviluppata anche nell’ambiente (famiglia, scuola), così da togliere una responsabilità al bambino e rendere consapevoli gli adulti di quanto sia importante rendere l’ambiente adatto a un bambino con adhd.

È importante ricordare che fare un lavoro con il bambino comporta anche lavorare con l’adulto.

L’aiuto di un professionista può:

  • Ridurre i sintomi dell’ ADHD
  • Ridurre i sintomi associati
  • Ridurre le complicazioni
  • Favorire più consapevolezza nel bambino rispetto al disturbo: autoregolazione.
  • Favorire più consapevolezza nell’ambiente cambiando l’atteggiamento negativo.
  • Adattare l’ambiente ai bisogni del bambino.
  • Migliorare le capacità di adattamento di bambino, genitori, insegnanti…

Per un supporto pedogogico per affrontare le difficoltà legate all’adhd:

Dott.ssa Laura Giarrusso

via Buniva 14 Pinerolo (To)

333.4913465

giarrussolaura@libero.it

 

Dott.ssa Laura Giarrusso

NIDO, SCUOLA ED EMOZIONI: INCONTRO CON I GENITORI 07/09/2015 ORE 18,00

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AIUTIAMO I NOSTRI BAMBINI AD INIZIARE IL LORO PERCORSO AL NIDO,

ALLA SCUOLA MATERNA O ALLA SCUOLA PRIMARIA CON

SERENITA’ ED ENTUSIASMO

Incontro-confronto destinato ai genitori

per imparare insieme

a riconoscere, gestire ed esprimere le emozioni proprie e dei propri figli,

per affrontare con serenità ed entusiasmo l’ingresso al nido o a scuola.

Lo sviluppo delle emozioni positive migliora le relazioni in famiglia,

l’apprendimento, il clima della classe,

i rapporti con gli insegnanti e tra i bambini stessi.

LUNEDÌ 7 SETTEMBRE 2015

ORE 18,00-19,30

COSTO DELL’INCONTRO

EURO 10,00 UN GENITORE, EURO 15,00 COPPIA DI GENITORI

INFO E ISCRIZIONI ENTRO VENERDI’ 4 SETTEMBRE

Dott.ssa Laura Giarrusso

Pedagogista-Consulente educativo e familiare

Via Toscanini 42 Pinerolo (To)

333.4913465  giarrussolaura@libero.it

(professione disciplinata ai sensi della legge 4/2013)

Sbagliare è umano correggere è diabolico

Sbagliare è umano correggere è diabolico – Maria Montassori

Una delle cose che, in ogni modo, l’insegnante non deve fare, è di interferire per lodare, per punire o correggere errori. Sembra a molti educatori un principio sbagliato ed essi sono contrari al nostro metodo sempre su questo punto. Dicono: “Come potete far progredire il bambino se non ne correggete gli errori?”. Nell’educazione comune il compito fondamentale dell’insegnante è quello di correggere, tanto nel campo morale che in quello intellettuale; l’educazione cammina secondo due direttive: dare premi o dare punizioni; ma se un bimbo riceve premi o punizioni, significa che non ha l’energia di guidarsi e che egli si rimette alla continua direzione dell’insegnante. I premi e le punizioni, in quanto estranei al travaglio spontaneo dello sviluppo del bambino, sopprimono e offendono la spontaneità dello spirito. Non possono perciò aver luogo nelle scuole, come le nostre, dove si vuol rendere possibile e difendere la spontaneità. I bambini lasciati liberi, sono assolutamente indifferenti a premi e castighi.

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L’abolizione dei premi non avrebbe suscitato proteste: in fondo, costituiva un’economia; ed in ogni caso i premi toccano a pochi e generalmente, a fine d’anno. Ma le punizioni! Questa era un’altra faccenda: esse capitano ogni giorno. Che cosa significano le correzioni sul quaderno dei compiti? Significa segnare dieci o zero! Come può rappresentare una “correzione” lo zero? Allora l’insegnante dice: “Fate sempre gli stessi errori; non ascoltate quando parlo; sarete bocciati agli esami”. Tutte le note nei quaderni, e le osservazioni delle maestre, producono una riduzione dell’energia e dell’interesse. Dire: “sei cattivo” o “sei stupido”, è umiliante: è insulto e offesa, ma non correzione, perchè il bambino per correggersi deve migliorare, e come può migliorare se già è sotto la media, ed oltre a ciò viene umiliato? In tempi antichi gli insegnanti usavano mettere le orecchie d’asino ai bimbi quando sembravano stupidi e picchiar loro le dita quando scrivevano male.

Se anche avessero sciupato tutta la carta del mondo per fare orecchie d’asino e ridotto in poltiglia i poveri ditini, non avrebbero corretto nulla: solo l’esperienza e l’esercizio correggono gli errori, e l’acquisto delle diverse capacità richiede lungo esercizio. Se un bimbo manca di disciplina, diventa disciplinato lavorando in società con altri bimbi, e non con il sentirsi dire che è indisciplinato. Se dite a uno scolaro che non sa fare una cosa, vi potrà facilmente rispondere: “Perchè me lo dici, lo so già!”. Questa non è correzione ma presentazione dei fatti. Correzione e perfezionamento vengono soltanto quando il bimbo può esercitarsi a volontà per lungo tempo. Possono anche esser commessi errori e il bambino può non accorgersi di farli: ma anche l’insegnante può sbagliare senza sapere di commettere errori. Sfortunatamente, l’insegnante di solito parte dal concetto di non sbagliare mai e di essere un esempio, così, se cade in errore, non lo dirà certo al bambino: la sua dignità è basata sull’avere sempre ragione. L’insegnante deve essere infallibile. E questo non è colpa delle insegnanti che vengono forzati dalle circostanze al comportamento descritto, ma dall’educazione scolastica che poggia sopra una base falsa.

Consideriamo l’errore per sè stesso. E’ necessario ammettere che tutti possiamo sbagliare; è una realtà della vita, cosicchè l’ammetterlo è un gran passo verso il progresso. Se dobbiamo percorrere il sentiero della verità e della realtà, dobbiamo ammettere che possiamo tutti sbagliare, altrimenti saremmo tutti perfetti. Così meglio sarà avere verso l’errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi ed ha un suo scopo, perchè veramente ne ha uno. Molti errori si correggono spontaneamente nel corso della vita.

Il piccolo di un anno che comincia a camminare incerto, vacilla, cade, ma alla fine cammina bene. Corregge il suo errore crescendo e facendo la sua esperienza.

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